In ogni azienda c’è un margine di miglioramento dal punto di vista dell’efficienza e dell’organizzazione aziendale. Ma da dove partire?
Con il termine “riorganizzazione aziendale” si fa rifermento ad un processo con cui si rivede la strategia aziendale attuale.
In questo articolo di Studio Geremia, trovi alcuni consigli relativi a quest’operazione di ristrutturazione di un’azienda.
Per chi è consigliata la riorganizzazione aziendale
La riorganizzazione aziendale è spesso consigliata ad aziende in cui sono presenti evidenti problemi organizzativi, strutturali o economici. Si tratta di un processo tramite il quale si studia una nuova strategia in sostituzione di quella corrente per migliorare l’efficienza e risolvere le problematiche individuate.
Le fasi di una riorganizzazione aziendale
La prima fase del processo è certamente rappresentata dall’analisi. Qui si valutano le cause che hanno portato l’azienda alla situazione di crisi in cui si trova. Si analizzano inoltre i motivi che impediscono alla struttura di poter raggiungere la sua efficienza potenziale.
Successivamente, occorrerà stabilire quale sia la strategia più utile per raggiungere i propri obiettivi, ad esempio la possibilità di cambiare le regole di comunicazione interna, al licenziamento per riorganizzazione aziendale, o ancora al lancio di nuovi prodotti e servizi, ecc.
Infine, si passerà all’azione mettendo in pratica le soluzioni trovate nella fase precedente.
In questo caso si dovranno calibrare correttamente i tempi e modi di controllo, affinché possano essere rispettate le scadenze prefissate.
Perché procedere con la ristrutturazione aziendale
Come detto in precedenza, possono essere diverse le motivazioni che spingono un’azienda a ricorrere ad una riorganizzazione aziendale.
Ad esempio, un’azienda può optare per la ristrutturazione quando non è soddisfatta delle marginalità e dei profitti conseguiti o perché è in previsione un’operazione straordinaria come una fusione o un’acquisizione.
Ridefinire gli elementi di un’azienda è un lavoro complicato, perché presuppone un cambio di cultura e mentalità aziendali, che spesso risultano difficili da modificare. Per questo motivo occorre rivolgersi ad una figura obiettiva ed esterna, che abbia una visione di insieme, che possa vedere dal di fuori, dove è meglio intervenire.